Il primo segreto che ho imparato per sopravvivere nel trading online

21 Settembre 2019

Lo ricordo come fosse ieri. In quel torrido mese di giugno di 10 anni fa, io e il mio amico e collega universitario Federico stavamo preparando l’esame di Statistica.

In concomitanza con i nostri impegni universitari, in quel periodo ci eravamo ormai appassionati sempre di più allo studio dei listini azionari americani. Alternavamo lo studio sui libri e sugli appunti di statistica all’analisi al computer di un gran numero di titoli.

All’epoca avevamo la fortuna di poter utilizzare gratuitamente il portale Bloomberg del nostro ateneo.

In quei giorni avevamo tra le mani il titolo Netflix. Ritenevamo che l’idea di streaming online on demand avesse potuto avere un grande successo a livello mondiale. La società aveva inoltre a nostro avviso un rapporto prezzo/utili molto interessante.

Per queste ed altre ragioni decidemmo quindi di acquistare coi nostri risparmi le azioni Netflix quotate sul Nasdaq.

Il prezzo d’ingresso era di circa $15,90 e l’obiettivo era di venderle ad almeno $19, aggiungendo anche uno stop-loss di $13,50 sull’intera posizione. Entrambi volevamo investire un controvalore di €5.000.

Federico già possedeva un deposito titoli presso la sua banca mentre io no.

E così la sera a casa mi misi subito alla ricerca sul web di un broker che mi permettesse di effettuare l’investimento pianificato. Dopo una breve ricerca ritenni di aver trovato quello che faceva esattamente al caso mio: un broker online con un sito moderno, il quale permetteva di fare trading sulla maggior parte delle azioni quotate sul Nasdaq, tra cui appunto il titolo Netflix. Aveva pesato nella mia scelta il fatto che il broker non addebitasse alcuna commissione sull’operazione.

Aprì subito un conto online e depositai tramite carta di credito i miei €5.000, così che l’indomani potessi inserire l’ordine di acquisto. Andai a dormire eccitato all’idea di effettuare la mia prima operazione di trading online di lì a poco.

Il giorno seguente sia io che Federico acquistammo, ognuno per conto suo, 400 azioni Netflix ad un prezzo unitario di $15,88.

Da lì in avanti insieme monitoravamo, giorno dopo giorno, l’andamento del prezzo, le news sulla società e i dati aziendali.

Dopo quasi 3 mesi, Netflix quotava $19,80: le nostre intuizioni si erano rivelate corrette. Entrambi decidemmo di chiudere la posizione e di realizzare il profitto.

Lo stesso giorno con Federico ci incontrammo per discutere dell’operazione conclusa. Il profitto lordo realizzato era di $3,92 ad azione che moltiplicato per 400 azioni, dava come risultato $1.568, l’equivalente di 1.200 euro circa. A questa cifra lorda bisognava detrarre le imposte sulle plusvalenze (oggi pari al 26%, all’epoca erano del 12,50%), oltre che tutti i costi imputabili al broker.

Ed ecco a questo punto venire fuori l’amara verità. Federico si ritrovava sul suo conto di trading un saldo disponibile pari a €6.154, aveva quindi conseguito un profitto di €1.154. La sua banca gli aveva addebitato €16 euro di commissioni (€8 per l’acquisto + €8 per la vendita), €20 per il cambio valuta, €10 per l’accesso al mercato del Nasdaq.

L’intera operazione gli era costata €46, ossia lo 0,92% dell’importo investito. Poiché Federico nel suo zainetto fiscale aveva delle minusvalenze pregresse, queste sono andate a compensare la plusvalenza realizzata, così che nessun’imposta sui capital gains gli è stata applicata.

Quanto era invece il mio saldo disponibile sul conto di trading? A fronte del mio deposito iniziale di €5.000, il saldo era di appena €5.520 euro. Ingenuamente infatti non avevo acquistato azioni reali di Netflix, bensì avevo negoziato dei CFD (Contract for difference) con il mio broker, ossia degli strumenti finanziari derivati che replicavano l’andamento del sottostante (in questo caso di Netflix).

Se è vero che l’acquisto di CFD era avvenuto senza costi di commissione, il broker d’altra parte mi aveva addebitato in 3 mesi ben €450 di costi di rollover, ossia quei costi sui CFD per il mantenimento della posizione overnight. In aggiunta, il broker mi aveva addebitato circa €80 di costi di cambio valuta, €30 di tenuta conto (€10 al mese) e altri €74 di interessi passivi.

In poche parole, il costo complessivo dell’operazione era stato di €680, vale a dire il 13,6% dell’importo inizialmente investito!

Autore dell'articolo:

Alfredo de Cristofaro
Founder
Laureato in Economia e Finanza, dopo aver lavorato a lungo presso uno dei principali broker finanziari in Europa, ha deciso di mettere a disposizione degli investitori le conoscenze maturate nel corso degli anni. Su QualeBroker.com si occupa di recensire i broker, assicurandosi che vengano garantiti i più alti standard di sicurezza e trasparenza.
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